Nel viaggio verso la genitorialità, molte coppie si trovano ad affrontare sfide inaspettate, tra cui la necessità di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Sebbene le tecniche avanzate di PMA rappresentino il pilastro fondamentale nella medicina riproduttiva, emergono sempre più evidenze scientifiche sull’importanza di altri fattori, uno tra tutti l’alimentazione, fattore quotidianamente modulabile.
Determinate scelte alimentari possono influenzare positivamente sia la ricerca naturale di una gravidanza, sia la ricerca attraverso un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), diminuendo alle volte anche il tempo necessario per il raggiungimento della gravidanza.
La dieta di supporto ad una PMA deve essere innanzitutto adeguata al caso specifico e potrebbe avere tra gli obiettivi quelli di:
- lavorare sull’infiammazione
- migliorare l’equilibrio glicemico, eventuale insulino – resistenza
- migliorare la salute dell’intestino, il cui microbiota è importante per la salute del microbiota vaginale. Un intestino in salute non è soltanto quello che vede un transito normale ma andrà considerata eventuale presenza di gonfiore addominale, difficoltà digestive, continua necessità di compiere eruttazioni, nausea.
- aumentare o diminuire la massa grassa e non per una questione di semplice peso ma perché l’eccesso o il difetto può avere ripercussioni sull’equilibrio ormonale, sull’impianto e può rendere più facilmente gestibili alcune fasi del percorso PMA.
Molte donne però si chiedono perché il centro di fecondazione assistita non abbia consigliato nulla rispetto all’alimentazione. C’è da dire che numerosi centri includono nel loro organico un nutrizionista esperto, il quale svolge un ruolo cruciale nel promuovere il miglioramento dello stato di salute e nella correzione di eventuali squilibri in preparazione alla PMA. Tuttavia, non tutti i centri dispongono di un esperto in nutrizione, sia esso un collaboratore interno o un consulente esterno. La mancanza di indicazione non significa però che non sia utile o necessario.
Come si svolge una visita nutrizionale effettuata durante un percorso di PMA o in in vista dello stesso?
Durante la prima visita vengono raccolti tutti i dati inerenti la storia clinica della paziente/coppia, il suo stile di vita, eventuali percorsi già effettuati, terapie e risposta agli stessi. E’ importante portare in visita le ultime analisi eseguite e tutto ciò che possa essere utile per avere un quadro completo. Viene effettuata un’analisi bioimpedenziometrica per valutare la composizione corporea e un’attenta anamnesi alimentare per indagare le abitudini alimentari e comprendere come elaborare un piano nutrizionale che possa essere quanto più personalizzato in base ai tempi e alla specifica fase, attuale o futura, del percorso di PMA.
Una delle difficoltà più frequenti che le pazienti incontrano quando iniziano un percorso nutrizionale che le supporti durante la PMA è distaccarsi dall’idea che il cibo sia solo calorie. Avrai pensato sicuramente anche tu una volta che per mangiare sano bisogna evitare i grassi.
La maggior parte delle pazienti che arriva in visita è incredula quando spiego l’importanza dell’assunzione dei grassi, soprattutto per la fertilità.
Tutte fanno attenzione a quanto olio consumano ad esempio, ignorando che i grassi siano fondamentali per la crescita dei follicoli, per la maturazione e ovulazione.
La giusta quantità di grassi ma anche di zuccheri è fondamentale. Molte pazienti riportano di non consumare cibo spazzatura ma questo non è sempre sufficiente in questo ambito e mangiare in modo sano non equivale a garantire tutti i macro e micronutrienti fondamentali per favorire una gravidanza.
Come può cambiare la dieta nelle varie fasi di un percorso di PMA?
Le fasi di un percorso di PMA sono: la stimolazione, pick-up, il post- pick up, il transfer e il post transfer.
Nella fase di stimolazione e pick-up lo scopo è quello di supportare la crescita follicolare e ridurre eventuali fastidi indotti dalle terapie come gonfiore, mal di testa, stanchezza, variazioni dell’alvo.
Dopo il pick-up sarà importante ripristinare le condizioni fisiologiche e successivamente prepararsi al trasferimento dell’embrione.
Questo avverrà grazie ad un piano nutrizionale che abbia caratteristiche anti-infiammatorie, con alimenti antiossidanti e che supportino il microcircolo e la crescita endometriale.
Successivamente all’impianto, la dieta dovrà adottare tutte le cautele per eventuale gravidanza.
E’ importante sottolineare che prima di iniziare un percorso di PMA ci si può preparare al meglio, grazie ad un piano nutrizionale che punti ad ottimizzare l’equilibrio ormonale, gestire l’equilibrio glicemico e supportare le funzioni di detossificazione epatica e l’equilibrio intestinale. Sarebbe consigliabile iniziare un percorso nutrizionale 3 mesi prima di iniziare il percorso di PMA, poiché lo sviluppo di un follicolo richiede un tempo di 3 mesi circa. Per la preparazione al transfer i tempi possono essere più brevi ma molto dipenderà dal caso.
Se vuoi iniziare un percorso nutrizionale che possa supportarti durante o in previsione di una PMA, prenota la tua consulenza.